10 novembre 2010

Belpoliti e Pasolini: mangiamoci il maestro

"Pasolini oggi è da accettare come grande poeta della modernità, ma è da respingere perché nella realtà complessa del nostro presente lui non c'è, non ci serve". Marco Belpoliti, saggista autorevole e docente universitario, spiega così a Kilgore il paradosso che è alla base del suo ultimo libro, un pamphlet sul grande poeta friulano che sottolinea la rilevanza dell'omosessualità nella sua opera e invita, provocatoriamente ma non troppo, a mangiarsi il maestro, proprio come suggeriva il corvo a Totò nel film pasoliniano Uccellacci e uccellini. Pasolini in salsa piccante (edizioni Guanda) è un saggio che riunisce scritti diversi che affrontano il tema della sessualità del poeta, la sua corporeità e i suoi lati più oscuri, quelli che partono dalle "buie viscere" delle Ceneri di Gramsci.

Il risultato è un piccolo libro brillante e provocatorio, che getta un sasso nei non detti della società - culturale, ma non solo - italiana e porta i lettori di oggi a riflettere da un diverso punto di vista sulla vicenda umana e artistica (etica ed estetica si dovrebbe forse dire) di un intellettuale che ha segnato un'epoca e non finisce di fare scandalo, ma che oggi - nella metafora di Belpoliti - andrebbe digerito per avere poi la possibilità di guardare avanti.

Belpoliti ci parla di un Pasolini che richiede adesioni totalizzanti, tanto da creare "il paradosso di avere sempre ragione, anche quando ha torto o, girando la prospettiva, con cui sono in disaccordo anche quando ha ragione". Il tema della duplicità del poeta è onnipresente nei saggi di Belpoliti, perfino in quello dedicato ai ritratti di Pasolini fatti da Ugo Mulas: lo scrittore viene descritto come un "vecchio-bambino", dove alle rughe evidenti e profonde si unisce la costante espressione di stupore e di scoperta. Il profilo che emerge è tanto quello reale dell'immagine di copertina quanto quello affettuoso che Belpoliti ricostruisce pagina dopo pagina. Ma l'affetto non copre il cuore polemico del saggio, che solleva la coperta che da 35 anni - tanti ne sono passati dalla morte di Pasolini - sembra voler tacere sulla componente più disturbante della personalità del poeta: il suo erotismo. Belpoliti parla esplicitamente - rifacendosi a Walter Siti, scrittore e studioso di Pasolini - di "un culto della bellezza e del sacro che nel friulano assumono l'aspetto del dono e dello stupro". La parola piomba come un macigno sul tavolo degli intellettuali, ma è proprio di questo che si sta parlando, come si sta parlando di un altro enorme tabù sociale, "la pedofilia".

"Pasolini - spiega Belpoliti - è ancora scandaloso in una società omofoba come la nostra perché a lui non interessa il rapporto paritario tra due adulti omosessuali, il suo modello è quello del rapporto tra un uomo adulto, lui stesso, e un ragazzo etero. Questa è una delle radici della sua diversità intellettuale e poetica. Noi viviamo in un'epoca post-gay, e ora Pasolini è incollocabile, appartiene al passato". Spostandosi sul tema letterario l'analisi di Belpoliti si fa, se possibile, ancora più esplicita: "Pasolini va letto per la dolcezza della sua poesia, che però è una poesia morta, più lontana da noi di quella di Dante. E' la povera Italia che non c'è più ed è scomparsa". Quell'Italia che lo scrittore corsaro e luterano amava anche per aspetti come la forte repressione sessuale, che rendeva - nelle sue parole - i giovani più belli e - aggiunge Belpoliti - più disponibili all'avventura omoerotica.

Il discorso di Marco Belpoliti però è rivolto soprattutto al presente e, citando di nuovo Siti che ha presentato il libro a Roma nei giorni scorsi, ricorda che, dopo la sua morte, Pasolini è stato usato per zittire molti intellettuali con lo slogan "guardate come era scandaloso lui, voi non ne siete neppure capaci". "Mangiarsi Pasolini - spiega Belpoliti - vuol dire prendersi la responsabilità di parlare dell'oggi, anche sbagliando". E il professore non si tira certo indietro: "Oggi - ci spiega con passione - gli intellettuali non sono liberi di esprimersi se non all'interno di un coro. Chi non rientra in questi schemi (e Belpoliti fa dei nomi: Cortellessa, Trevi, Scurati, ndr) fa fatica a trovare spazio". L'analisi poi si sposta sulla stringente attualità: "Oggi l'immaginario sessuale di Colpo Grosso è andato al potere, e il rito osceno del Bunga Bunga è qualcosa che va al di là anche della distinzione tra il maschile e il femminile".

Un'ultima notazione, tutt'altro che marginale, sull'omicidio di Pasolini. Belpoliti dice di non avere mai detto che il poeta è stato ucciso dal solo Pelosi e di essere favorevole alla riapertura delle indagini. "Ma io non penso che sia stato ucciso per motivi politici. Il capitolo trafugato di Petrolio - che secondo alcuni conteneva delle verità sulla morte di Mattei e avrebbe provocato l'uccisione di Pasolini - non lo ha visto nessuno, è una fantasia, esprime la paranoia degli intellettuali italiani".