Forse non tutti i grandi scrittori vivono, nel
corso della loro carriera, un preciso momento di svolta, un'epifania che, in un
gioco di inversione proustiana, spalanca
loro le porte del proprio futuro. Forse questo momento magico viene vissuto
dallo scrittore con un'intensità che non traspare immediatamente nelle sue
pagine, ed è possibile che ai lettori la rivelazione arrivi in un momento
diverso, tendenzialmente successivo. Per questo, oggi, a dieci anni dalla sua morte,
potrebbe non avere senso andare a cercare il momento esatto in cui un oscuro poeta cileno, uno che si ostinava a scrivere e a leggere poesia,
si trasforma in un fenomeno della narrativa contemporanea, pronto a dare una
decisa scossa alla forma stessa del romanzo come genere.
Quel poeta si chiamava Roberto Bolaño e, a
essere onesti, i suoi momenti epifanici ufficiali sono la pubblicazione de I detective selvaggi, nel 1998 e quella,
stavolta postuma ma clamorosa soprattutto per l'eco nel mondo delle lettere
anglosassoni, di 2666. Dato che non
possiamo sapere quando lui avverti quel "clic" nella testa - che
un collega importante e spesso accostato, ex post, a Bolaño come David Foster
Wallace considerava segnale dell'ingresso nel territorio della buona scrittura -
siamo però in grado di fare un ipotesi dal punto di vista della critica e della
percezione dell'opera del cileno. E la sensazione è che le cose siano cambiate,
nella forma e nella sostanza, con l'apparizione de La letteratura nazista in America, libro la cui concezione (o idea,
o struttura se volete) era già da sola indice
di uno scarto, di un salto di qualità e di quel muoversi solo all'interno
di contesti imprecisi che, da quel momento in avanti - ed era il 1996, più o
meno - sarebbero diventati una delle cifre della scrittura e della mitologia
stessa di Bolaño.
Apparso per la prima volta per Sellerio, ora
il libro torna nella Fabula di Adelphi, con un'illustrazione di copertina
particolarmente efficace e, molto probabilmente, si prepara a conoscere un
successo di pubblico che il libro non aveva sperimentato nella propria
precedente esistenza. Ma la bellezza del testo, che in certi passaggi è quasi insostenibile (cosa non
infrequente nell'opera dello scrittore cileno) sta per buona parte
nell'asprezza comunicativa della sua composizione, nel suo giocare a essere
un'antologia di biografie immaginarie di scrittori e scrittrici estremi come le
loro posizioni politiche, nel suo non concedere nessun ammiccamento a questa
scelta apparentemente manualistica. Non c'è quindi il respiro narrativo, né la
possibilità di affezionarsi troppo a dei personaggi, come invece è inevitabile
con gente tipo Ulises Lima o Lola Amalfitano, e neppure la consolazione di uno scioglimento finale.
La letteratura nazista
in America nasce come libro in un certo senso ermetico e così appare anche
oggi, dopo tutto quello che è accaduto alla vita e alla bibliografia di Roberto
Bolaño. E proprio in questa sua non indulgente asperità c'è la forza e la bellezza di quest'oggetto letterario di
difficile definizione, nella volontà esplicita dello scrittore cileno di fare
questa cosa in questo modo. Qui, sul
terreno dell'immaginazione di un nuovo approccio alla narrativa, Bolaño sembra
avere consapevolmente gettato i semi del sua futura fortuna. Che la dinastia
dei Mendiluce sia una versione in piccolo, e deviata, della famiglia
Buddenbrook è interessante, ma non decisivo - in questa prospettiva, ovviamente
- così come è spaventosamente bello leggere di Willy Schürholz, che ricostruiva
nel deserto americano le mappe dei campi di concentramento di Hitler, ma ancor
più bella è la cornice, la prospettiva dentro cui si vanno a incastonare le
piccole perle biografiche di questa raccolta.
Qui ci sembra che nasca un nuovo Bolaño, uno
scrittore che, facendo violenza alla propria indole in fondo mite, prende
letteralmente a calci in bocca un
certo tipo di letteratura, prima di sferrare, non molto dopo, il colpo del k.o. con i già citati detective Lima e
Belano. E a quel punto il fosso lui lo aveva già saltato, ruzzolando nel (non
sempre confortevole) campo della leggenda letteraria.