12 maggio 2007

Ancora su Safran

Oltre a essere un magnifico scrittore, mi sono accorto che Jonathan Safran Foer è anche un sarto, un piccolissimo sarto che con le sue quasi invisibili forbici fatte di parole si insinua sotto la mia pelle emotiva come un acaro e me la taglia e sfila centimetro dopo centimetro, lasciandomi completamente indifeso davanti alle enormi emozioni che “Molto forte, incredibilmente vicino” scatena. E l’ondata che a quel punto mi travolge è assoluta e incontrollabile. La tempesta perfetta. Come essere nudi nella bufera, e sentire ogni singolo fiocco di neve sulla propria pelle. Unico, anche meraviglioso. Solo che si rischia di restare assiderati. E Safran, in questo incapace di compromessi, ci prende, ci sconvolge, ci frulla nella sua prosa elegante e imprevedibile, quindi ci scaglia lontano, in territori sconosciuti, dove fatichiamo a riprendere il contatto con la realtà, una volta che – volenti o nolenti – dobbiamo chiudere il libro.

Kilgore non riesce a smettere, la vita cartacea prende il sopravvento su quella reale e lo vediamo aggirarsi per le vie di Milano con gli occhi fissi sulla pagina. Prima o poi prenderà un palo in faccia, ma forse sarà tanto preso da Safran che non sentirà neppure tanto male.

(La vita con la V maiuscola dove sta? A leggere Safran verrebbe voglia di rispondere “Nei libri”. Ma potrebbe anche essere una risposta pericolosa. Kilgore lo sa, ma non baratterebbe il suo essere lettore con nient'altro).

Post Scriptum per Maria Adele: non ti ringrzierò mai abbastanza per avermi fatto leggere un libro che mi ha fatto scendere due lacrime perfino durante un pranzo al Cantinone. Forse c'è speranza che il mondo migliori.

Post Post Scriptum:

Barcollo, come ubriaco, per piazza Repubblica
Stordito dalla prosa di Safran Foer
E penso che sia vero,
che qualunque cosa vale la pena
che tutto è nostro, se lo vogliamo
che in fondo a quella scatola dove tenevo
delle fotografie sbiadite
ci sono pure delle risposte
che ogni libro parla esattamente di me
che le ragazze sono tutte un sorriso
che la città ti rende quello che ha preso
prima che venga sera

2 commenti:

Anonimo ha detto...

oh vedi, uno che apprezza JSF.

Mimi ha detto...

questa si chiama affinità elettiva