"Gli intellettuali, si sa, amano piangersi addosso. Se la prendono con la cultura di massa, con lo strapotere della televisione, con i bestseller facili che dominano le classifiche di vendita". Si apre così la proposta-manifesto di "Generazione TQ", firmata dal linguista e scrittore Giuseppe Antonelli, dal responsabile dell'ufficio stampa di Minimum Fax Alessandro Grazioli, dallo scrittore e poeta Mario Desiati, e da due scrittori ed editor molto apprezzati come Nicola Lagioia e Giorgio Vasta. Un progetto che mira a rilanciare la riflessione sul ruolo degli intellettuali nella società italiana, anche alla luce del difficile confronto, per i nati dagli anni Settanta in avanti, con gli intellettuali delle generazioni precedenti "che non si decidono a cedere il passo".
"Il silenzioso ma incessante movimento tellurico - scrivono i cinque sulla Domenica del Sole24Ore - che ha segnato la fine della società letteraria come l'avevano conosciuta i nostri padri e ha cambiato radicalmente i rapporti tra chi produce cultura e chi la promuove, la veicola, la vende, la consuma, per noi è un dato di fatto. E' il rumore di fondo che ha accompagnato la nostra crescita e la nostra formazione". Insomma, come scriveva Marco Belpoliti, forse è venuto il momento di mangiarsi davvero Pasolini, inteso qui come simbolo di quella transizione culturale che lui, uomo di un'altra epoca, aveva lucidamente previsto.
Il primo passo della "Generazione TQ" sarà un seminario in programma il 29 aprile nella sede romana dell'editore Laterza, che metterà a confronto oltre un centinaio di scrittori, critici ed editori trenta-quarantenni (ci sarà anche Kilgore). "Per provare a fare qualche passo avanti e a proiettarci finalmente oltre la linea d'ombra".
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