A volte
succede. A volte capita di imbattersi in libri - ma vale anche per molte altre
forme di creatività - che lasciano spiazzati e meravigliati, che ti
disorientano e poi ti abbracciano, quando meno te lo saresti aspettato. Storia umana della matematica di Chiara
Valerio fa esattamente questo, forte della sua natura ibrida, difficilmente
incasellabile e inesorabilmente affascinante. La scrittrice, dal
Festivaletteratura di Mantova, lo presenta così.
"E'
un romanzo – mi ha detto - costruito in biografie di sei matematici veri, che
sono poi i matematici i cui teoremi ho studiato durante i dodici anni nei quali
ho studiato matematica, e un matematico finto, che sarei io. Quindi il
matematico fallito. Soltanto che nella vanagloria di chi scrive, ovviamente, il
fallimento è il massimo raggiungimento che puoi avere, perché almeno se
fallisci hai fatto una cosa. Quindi l'unica certezza ontologica che tu puoi
avere è quando sbagli. Perché significa che una cosa l'hai fatta e hai
fallito".
Il tema
matematico, certo, ma anche qualcosa di ancora più profondo e consapevole,
fanno pensare, guardando, leggendo e ascoltando Chiara Valerio, che in lei ci
sia qualcosa di David Foster Wallace, e lo diciamo consapevoli del peso di
questo paragone. Ma i punti in comune emergono praticamente da soli.
"Tutti
i concetti astratti - ha aggiunto la scrittrice – in realtà passano per la
carne delle persone che sono associate a quei concetti, quindi separare il
razionale e il sentimentale è sempre una cosa piuttosto stupida, perché dipende
dall'ordine di grandezza a cui guardi le cose. Il mio professore mi diceva
sempre: qual è la geometria vera? La risposta giusta è: dipende da cosa ti
serve".
Quello
che serve a noi, lettori, sono libri che sconvolgano il paesaggio conosciuto,
che rielaborino il tutto-già-detto in
un modo imprevisto. Quello che serve sono scrittori che sappiano trasmettere
una passione rinnovata e sappiano dare un nuovo nome alla letteratura.
"Spero
che in qualche modo passi tutto l'amore che a me i numeri e le parole mi hanno dato. E questo è chiaramente una cosa bambina: il figlio di mia sorella quando
siamo nella stessa stanza mi dice sempre 'Zia Chiara guardami'. Sicuramente
tutta la letteratura è 'Zia Chiara guardami' e sicuramente questo libro è 'Zia
Chiara guardami', però guardami perché ti sto dicendo qualcosa di bello,
qualcosa di meraviglioso, qualcosa di inconsueto, qualcosa che ti cambia il
punto di vista, perché viene visto da un altro angolo".
L'angolo
di Chiara Valerio e della sua Storia
umana della matematica, che esce nei supercoralli Einaudi, è un luogo
anomalo in cui, in questo momento, vale la pena di passare. Per immaginare di
sentire un'eco - rinnovata ovviamente, e personale - della lezione di Wallace,
se volete, ma soprattutto per soffermarsi un attimo a ripensare la letteratura
e le sue forme. "Questo libro - ha concluso Chiara Valerio - è un oggetto
narrativo sostanzialmente non identificato e come gli oggetti non identificati
viene da un altro mondo, che non è quello nostro dove siamo abituati a pensare
ai libri catalogabili, i libri veri non sono mai catalogabili. E per me tutti i
libri sono romanzi,
anche i
saggi, perché il romanzo è la forma che noi normalmente secerniamo per
raccontarci la vita, e soprattutto per capire la vita. Noi scriviamo e
raccontiamo le cose per capirle, quasi sempre".