10 settembre 2016

"Zia Chiara guardami" ovvero io e la Valerio

A volte succede. A volte capita di imbattersi in libri - ma vale anche per molte altre forme di creatività - che lasciano spiazzati e meravigliati, che ti disorientano e poi ti abbracciano, quando meno te lo saresti aspettato. Storia umana della matematica di Chiara Valerio fa esattamente questo, forte della sua natura ibrida, difficilmente incasellabile e inesorabilmente affascinante. La scrittrice, dal Festivaletteratura di Mantova, lo presenta così.

"E' un romanzo – mi ha detto - costruito in biografie di sei matematici veri, che sono poi i matematici i cui teoremi ho studiato durante i dodici anni nei quali ho studiato matematica, e un matematico finto, che sarei io. Quindi il matematico fallito. Soltanto che nella vanagloria di chi scrive, ovviamente, il fallimento è il massimo raggiungimento che puoi avere, perché almeno se fallisci hai fatto una cosa. Quindi l'unica certezza ontologica che tu puoi avere è quando sbagli. Perché significa che una cosa l'hai fatta e hai fallito".

Il tema matematico, certo, ma anche qualcosa di ancora più profondo e consapevole, fanno pensare, guardando, leggendo e ascoltando Chiara Valerio, che in lei ci sia qualcosa di David Foster Wallace, e lo diciamo consapevoli del peso di questo paragone. Ma i punti in comune emergono praticamente da soli.

"Tutti i concetti astratti - ha aggiunto la scrittrice – in realtà passano per la carne delle persone che sono associate a quei concetti, quindi separare il razionale e il sentimentale è sempre una cosa piuttosto stupida, perché dipende dall'ordine di grandezza a cui guardi le cose. Il mio professore mi diceva sempre: qual è la geometria vera? La risposta giusta è: dipende da cosa ti serve".

Quello che serve a noi, lettori, sono libri che sconvolgano il paesaggio conosciuto, che rielaborino il tutto-già-detto in un modo imprevisto. Quello che serve sono scrittori che sappiano trasmettere una passione rinnovata e sappiano dare un nuovo nome alla letteratura.

"Spero che in qualche modo passi tutto l'amore che a me i numeri e le parole mi hanno dato. E questo è chiaramente una cosa bambina: il figlio di mia sorella quando siamo nella stessa stanza mi dice sempre 'Zia Chiara guardami'. Sicuramente tutta la letteratura è 'Zia Chiara guardami' e sicuramente questo libro è 'Zia Chiara guardami', però guardami perché ti sto dicendo qualcosa di bello, qualcosa di meraviglioso, qualcosa di inconsueto, qualcosa che ti cambia il punto di vista, perché viene visto da un altro angolo".

L'angolo di Chiara Valerio e della sua Storia umana della matematica, che esce nei supercoralli Einaudi, è un luogo anomalo in cui, in questo momento, vale la pena di passare. Per immaginare di sentire un'eco - rinnovata ovviamente, e personale - della lezione di Wallace, se volete, ma soprattutto per soffermarsi un attimo a ripensare la letteratura e le sue forme. "Questo libro - ha concluso Chiara Valerio - è un oggetto narrativo sostanzialmente non identificato e come gli oggetti non identificati viene da un altro mondo, che non è quello nostro dove siamo abituati a pensare ai libri catalogabili, i libri veri non sono mai catalogabili. E per me tutti i libri sono romanzi,
anche i saggi, perché il romanzo è la forma che noi normalmente secerniamo per raccontarci la vita, e soprattutto per capire la vita. Noi scriviamo e raccontiamo le cose per capirle, quasi sempre".

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