Un nastro di luce si batte
Contro la notte che incombe
E l’allontana, forse sogna di vincerla
Ma in fondo soltanto allunga
Dolce l'agonia vespertina
Le città sono ragni arancione
Ideogrammi alieni
La cui geometrica determinazione
Si perde incomprensibile
Nella stratificazione urbana
Che ne ribalta la prospettiva
Nel mio di buio
(si atterra infatti a luci spente)
Io provo a non dimenticare come si scrive
Il tuo e molti altri nomi
Che giorno dopo giorno vedo affannare
Oltre la siepe - e la distanza - di un libro
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