Kurt Vonnegut è morto oggi a 84 anni. Aveva picchiato la testa cadendo in casa e nell'incidente aveva riportato danni cerebrali che si sono rivelati fatali.
Per Kilgore è come perdere un padre: il nostro modesto magazine deve infatti il proprio nome a un personaggio, forse IL personaggio, creato dalla mente di Vonnegut. Kilgore Trout. Scrittore di fantascienza fallito che vive ai margini della società e che vede pubblicizzati i propri libri - lucidi deliri intitolati per esempio "Ora si può dire" - con fascette che allettano il lettore con frasi del tipo "All'interno tope spalancate". Kilgore Trout che insegue il suo creatore implorando furioso: "Fammi giovane". Kilgore Trout a cui sui piedi si applica una patina azzurrognola d'inquinamento e che nella sua vita ha ricevuto una sola lettera di ammiratori nella quale Eliot Rosewater si augurava che fosse nominato "presidente del mondo". Ecco, questo è Kilgore Trout, e questo siamo noi, ed è anche Kurt Vonnegut. L'abbiamo già scrito, lo ripetiamo: "Dio la benedica, mister Vonnegut".
Nel suo ultimo libro apparso in Italia Vonnegut scriveva: "Non c'è motivo per cui il bene non possa trionfare sul male, se solo gli angeli si dessero un'organizzazione ispirata a quella della mafia". Difficile dargli torto.
In uno dei suoi romanzi c'è una pietra tombale sulla quale il defunto ha voluto che fosse scritto "Ci provò". Idealmente anche noi - da oggi un po' più orfani - vogliamo scrivere la stessa frase per Vonnegut e deporre un fiore nel suo prato. E dietro a Kilgore ecco che sfilano tutti gli altri personaggi: da Billy Pilgrim a Circe Bernam, da Rabo Karabekian a Dwayne e Celia Hoover, da Howard J. Campbell a Terry Kitchen. E chiediamo scusa a tutti gli altri che, forse vinti dalla commozione, abbiamo dimenticato. Ma sono comunque tutti in fila qui dietro per dire ciao al buon vecchio Kurt.
Così va la vita.
1 commento:
è un giorno molto triste
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