Il suo più famoso motto
recita che "nel futuro ognuno sarà famoso per 15 minuti". La
celebrità di Andy Warhol, di cui in questo 6 agosto del 2018 cadrebbe il 90esimo
compleanno, è durata di più, ma anche per lui, padre della Pop Art americana e
di un certo modo di pensare tutto il contemporaneo, oggi è forse venuto il momento
di un salutare passo verso lo scadere di quel quarto d'ora sotto i riflettori
globali.
Proviamo a spiegarci: la
lezione dell'artista nato a Pittsburgh nel 1928 è stata cruciale, non solo a
livello di pittura e fotografia, ma anche per il cinema e perfino ha avuto un
peso nella letteratura. Come ha scritto il filosofo Arthur Danto, "se dal
Brillo Box di Warhol sottraiamo la scatola Brillo del supermercato, ciò che rimane è
quello che la rende arte. Qualcosa di invisibile come l'anima". E, qualche
anno fa, in occasione di una retrospettiva a Milano, il critico Francesco
Bonami ha chiarito la posizione di Andy nel nostro presente. "Warhol - mi aveva
spiegato Bonami - è affascinate perché 50 anni fa, anche
inconsapevolmente ci parlava del mondo in cui saremo vissuti. Forse è il più
fantascientifico artista che possiamo immaginare".
Tutto vero. Anche la
fantascienza però, a un certo punto viene raggiunta e superata dagli eventi
(soprattutto nel mondo della Grande Accelerazione) e per Warhol si è, in un
certo senso, compiuto quel destino che era già insito nella sua scelta rivoluzionaria
degli Anni Sessanta: unire la pubblicità e l'arte, in un grumo inestricabile. E
oggi un po’ la sua arte è tornata a essere sostanzialmente pubblicità.
C'è però anche un aspetto
dell'approccio warholiano che resta cruciale, ancora oggi nel mondo degli
iperoggetti teorizzato dal filosofo Timothy Morton, che tanta parte sta avendo
nel modo in cui le frange più avanzate del contemporaneo pensano se stesse e l'idea
di arte. E riguarda soprattutto il concetto di factory, di produzione
collettiva, di scomparsa dell'artista, pur a fronte di una evidente, almeno per
Warhol, sovraesposizione e sovranarrazione mediatica. Qui, nella sua scomparsa,
Andrew Warhola Jr., trova crediamo il proprio pieno compimento.
E dunque, al termine di
quei lunghi 15 minuti, mentre l'arte assume sempre di più l'aspetto di processi
collettivi, di azioni estranee al suo sistema e di perdita, o meglio, di sublimazione
della natura oggettuale dell'opera, Warhol resta con noi, ma con meno, per dir
così, ansia da prestazione.
Buon compleanno, Andy.
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