Mi ha insegnato a guardare all’Africa e mi ha accompagnato, con i suoi libri, il giorno in cui ho deciso di viaggiare in quel continente. Solo per questo gli dovrei essere molto grato. Lui è Ryszard Kapuscinski, giornalista, scrittore e viaggiatore instancabile, morto ieri notte a 74 anni. Kilgore ha amato le pagine africane di “Ebano” e quelle siberiane di “Imperium”, ha conosciuto l’Iran grazie a “Shah-in-Shah” e ha guardato con altri occhi alla professione giornalistica dopo aver letto “Autoritratto di un reporter”. Il suo ultimo libro organico, “In viaggio con Erodoto”, è stato come un ritorno a casa per chi, come me, è cresciuto a pane e storia. Inutile negarlo: senza Kapuscinski non sarà più la stessa cosa.
Per quel che vale anch’io voglio ricordare un giornalista che andava a piedi e stava sempre dalla parte dei deboli e dei dimenticati. Credo che questo da solo basti a farne un laicissimo eroe dei nostri tempi. A me resta l’onore di avere recensito i suoi due ultimi libri, anche se il rimpianto per non averlo conosciuto di persona è grande. Arrivederci Ryszard.
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