Non ho abbastanza vista
Per contenerli
Gli occhi mi fanno male
Premono gli angoli infiammati
Mentre la luce erutta
Dai pertugi che il pittore le concede
E venera, con devozione euclidea,
L’intercapedine che giustifica lo spazio
Mentre lo crea
La stanza brulica di soli
- e in qualche modo centra Stanley Kubrick -
Pronti poi a declinarsi in nero
Quando l’urgenza della visione,
Sfiancata dalla propria fierezza,
Soccombe allo sfavillare della luce
Forse scoprendo che ciò che brucia
E’ un grumo di follia termonucleare
Dopo di lei
Non resta nulla da guardare
Roma, 23 novembre
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