07 gennaio 2012

Inter, anatomia di una partita epocale

E’ stata probabilmente la più importante partita nella storia recente dell’F.C. Internazionale, l’ultima squadra italiana a vincere la Champions League nel 2010, dopo un’attesa oggettivamente troppo lunga, che è stata fonte di ilarità per i tifosi avversati e di contestuale struggimento per quelli nerazzurri. Ma le cose sono cambiate e si può indicare come inizio del cambiamento l’avvento di Roberto Mancini, o quello di José Mourinho o ancora Calciopoli o la cessione di Zlatan Ibrahimovic. Ma l’unica certezza è che l’Inter ha dimostrato di poter essere la vera numero uno in una sera molto precisa: quella del trionfo a San Siro contro il Barcellona euromondiale di Guardiola e Messi il 20 aprile 2010. Era la semifinale di andata della Champions e, pur con la sensazione di avere compiuto un’impresa, la squadra e i tifosi al momento non potevano ancora avere la certezza del miracolo, che si concretizzò davvero solo otto giorni dopo in un drammatico ritorno al Camp Nou - e Kilgore c'era quella sera allo stadio. A posteriori però la leggenda dell’anno del Triplete ha preso corpo proprio “quella notte”. E Inter quella notte è anche il titolo del libro che l’esperto di marketing Matteo Mantica, il radiocronista Rai Francesco Repice e il giornalista Pietro Scibetta hanno firmato per la Libreria dello Sport. Un volume dedicato agli interisti (con tanto di postfazione di Javier Zanetti che si firma “il vostro capitano”) che insiste ovviamente sull’epopea sportiva, ma che si distingue da tante libri di pura agiografia per lo sguardo, appassionato ma critico, che riserva all’Inter. Uno sguardo che assume una prospettiva più lunga e dolorosa, che passa, come Andre Agassi ha insegnato a tutti nella sua incredibile autobiografia, anche attraverso inevitabili, ma non per questo meno devastanti sconfitte. E in questo senso il capitolo Mi ritorni in mente, Augenthaler! è semplicemente paradigmatico.

Ma Inter quella notte è soprattutto la cronaca, minuziosa, anatomica, dilatata, di una vittoria. La vittoria che ha reso possibile tutto e che, significativamente, fa dell’Inter di Mourinho l’unica squadra capace negli ultimi tre anni di interrompere il dominio totale dei blaugrana, a detta di tutti i commentatori il miglior team del mondo, e forse addirittura della storia del pallone. “L’Inter di quella notte – scrive Repice, l’unico non interista tra gli autori, ma capace di regalare emozioni ai tifosi nerazzurri con le sue radiocronache – è stata la miglior espressione calcistica del biennio italiano dello Special One”. E il libro punta su un aspetto decisivo di “quella notte”, inedito sia per la storia dell’Inter sia dell’Intero calcio italiano: l’aver battuto i mostruosi catalani sul loro stesso terreno, quello del gioco. Tanto da costringere Guardiola a un certo punto a sostituire il superbomber Ibra con il difensore Abidal. Poi gli ultimi minuti di San Siro e praticamente l’intero match di ritorno sono stati una riedizione della sofferenza a oltranza (a Barcellona Motta fu espulso dopo 28 minuti), ma questo è quasi un dettaglio, perché il 20 aprile fu indubitabilmente il trionfo del gioco e del coraggio. Che si trasforma in successi veri anche grazie a episodi fortunati (dai salvataggi sulla linea di Lucio ai possibili rigori per il Chelsea negli ottavi e per lo stesso Barça), i quali però, come quando tutto gira storto (e Mantica giustamente ricorda anche il miracolo di Abbiati su Kallon all’ultimo minuto di un drammatico derby di semifinale di Champions), fanno parte del gioco.

Siccome non c’è Inter senza contraddizione, Pietro Scibetta ricorda anche il finale di quel mitico match, con Balotelli prima a irritare tutto lo stadio, quindi a gettare via la maglia, proprio nel momento del fischio finale. “Lì – nota il giornalista – si è consumata l’insanabile e definitiva rottura con l’Inter e la sua gente. […] Ma quella sera, uscendo da San Siro, c’era solo spazio per cantare e ballare sulle note dell’inno nerazzurro”. E un mese e due giorni dopo le mani di capitan Zanetti (“il vostro capitano”) si poseranno finalmente sulla Coppa dalle grandi orecchie. Dopo 45 anni di infinita attesa.

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