E’ stata probabilmente la più importante partita nella
storia recente dell’F.C. Internazionale, l’ultima squadra italiana a vincere la Champions League
nel 2010, dopo un’attesa oggettivamente troppo lunga, che è stata fonte di
ilarità per i tifosi avversati e di contestuale struggimento per quelli
nerazzurri. Ma le cose sono cambiate e si può indicare come inizio del
cambiamento l’avvento di Roberto Mancini, o quello di José Mourinho o ancora Calciopoli
o la cessione di Zlatan Ibrahimovic. Ma l’unica certezza è che l’Inter ha
dimostrato di poter essere la vera numero uno in una sera molto precisa: quella
del trionfo a San Siro contro il Barcellona euromondiale di Guardiola e Messi
il 20 aprile 2010. Era la semifinale di andata della Champions e, pur con la
sensazione di avere compiuto un’impresa, la squadra e i tifosi al momento non
potevano ancora avere la certezza del miracolo, che si concretizzò davvero solo
otto giorni dopo in un drammatico ritorno al Camp Nou - e Kilgore c'era quella sera allo stadio. A posteriori però la
leggenda dell’anno del Triplete ha preso corpo proprio “quella notte”. E Inter
quella notte è anche il titolo del libro che l’esperto di marketing Matteo
Mantica, il radiocronista Rai Francesco Repice e il giornalista Pietro Scibetta
hanno firmato per la Libreria dello Sport. Un volume dedicato agli interisti
(con tanto di postfazione di Javier Zanetti che si firma “il vostro capitano”)
che insiste ovviamente sull’epopea sportiva, ma che si distingue da tante libri
di pura agiografia per lo sguardo, appassionato ma critico, che riserva
all’Inter. Uno sguardo che assume una prospettiva più lunga e dolorosa, che
passa, come Andre Agassi ha insegnato a tutti nella sua incredibile
autobiografia, anche attraverso inevitabili, ma non per questo meno devastanti
sconfitte. E in questo senso il capitolo Mi ritorni in mente, Augenthaler! è
semplicemente paradigmatico.
Ma Inter quella notte è soprattutto la cronaca, minuziosa,
anatomica, dilatata, di una vittoria. La vittoria che ha reso possibile tutto e
che, significativamente, fa dell’Inter di Mourinho l’unica squadra capace negli
ultimi tre anni di interrompere il dominio totale dei blaugrana, a detta di
tutti i commentatori il miglior team del mondo, e forse addirittura della
storia del pallone. “L’Inter di quella notte – scrive Repice, l’unico non
interista tra gli autori, ma capace di regalare emozioni ai tifosi nerazzurri
con le sue radiocronache – è stata la miglior espressione calcistica del
biennio italiano dello Special One”. E il libro punta su un aspetto decisivo di
“quella notte”, inedito sia per la storia dell’Inter sia dell’Intero calcio
italiano: l’aver battuto i mostruosi catalani sul loro stesso terreno, quello
del gioco. Tanto da costringere Guardiola a un certo punto a sostituire il
superbomber Ibra con il difensore Abidal. Poi gli ultimi minuti di San Siro e
praticamente l’intero match di ritorno sono stati una riedizione della
sofferenza a oltranza (a Barcellona Motta fu espulso dopo 28 minuti), ma questo
è quasi un dettaglio, perché il 20 aprile fu indubitabilmente il trionfo del
gioco e del coraggio. Che si trasforma in successi veri anche grazie a episodi
fortunati (dai salvataggi sulla linea di Lucio ai possibili rigori per il
Chelsea negli ottavi e per lo stesso Barça), i quali però, come quando tutto
gira storto (e Mantica giustamente ricorda anche il miracolo di Abbiati su
Kallon all’ultimo minuto di un drammatico derby di semifinale di Champions), fanno
parte del gioco.
Siccome non c’è Inter senza contraddizione, Pietro Scibetta
ricorda anche il finale di quel mitico match, con Balotelli prima a irritare
tutto lo stadio, quindi a gettare via la maglia, proprio nel momento del
fischio finale. “Lì – nota il giornalista – si è consumata l’insanabile e
definitiva rottura con l’Inter e la sua gente. […] Ma quella sera, uscendo da
San Siro, c’era solo spazio per cantare e ballare sulle note dell’inno
nerazzurro”. E un mese e due giorni dopo le mani di capitan Zanetti (“il vostro
capitano”) si poseranno finalmente sulla Coppa dalle grandi orecchie. Dopo 45
anni di infinita attesa.
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