25 settembre 2010

Joshua Ferris: "Il romanzo è complicazione"

E' uno degli autori che il Time Magazine ha indicato tra i tre più importanti scrittori della nuova generazione americana, ma, quando glielo si fa notare, Joshua Ferris risponde serenamente: "Non mi interessa per niente". Nato nell'Illinois quasi 36 anni fa, Ferris ha già ottenuto un successo mondiale con il romanzo d'esordio E poi siamo arrivati alla fine, e ora è al Festivaletteratura di Mantova per presentare il nuovo lavoro, Non conosco il tuo nome, entrambi editi da Neri Pozza. Quest'ultima è la storia di un uomo, Tim, afflitto da una misteriosa malattia che lo porta a lasciare tutta la sua vita felice e di successo per mettersi a camminare, senza mai fermarsi e senza una meta precisa, fino a quando lo sfinimento non ha il sopravvento.

VIDEO: Joshua Ferris consiglia il suo libro

Un romanzo affascinante e complesso, ricco di stile e di pagine (350 nell'edizione italiana), che corrisponde all'idea di fondo dello scrittore. "Il romanzo - ha spiegato Ferris a Kilgore - è il luogo dove si incontra la complessità. Non puoi raggiungerla con un post su Twitter, ma puoi farlo con un romanzo". Qualcuno, semplicisticamente, ha letto la fuga del protagonista come uno scappare dalla felicità, ma Ferris rifiuta questa interpretazione ("E' molto facile fare un 'tweet' su questa idea"): "Non c'è nulla che Tim voglia di più che rimanere a casa sua. Ma non può farlo, non ci riesce". E come in un gioco di specchi nel quale le sensazioni si moltiplicano all'infinito, il romanzo disorienta e colpisce il lettore con quella "bellezza obliqua", che Ferris indica come la caratteristica di quelli che lui definisce "romanzi perfetti".


Un esempio di libro perfetto, secondo Joshua Ferris, è Lolita di Vladimir Nabokov: "In un romanzo non ci deve essere un messaggio - ha spiegato - solo diverse tipologie di piaceri. Il romanzo perfetto contiene tutto questo, 'Lolita' suscita mistero e poi porta verso le possibili verità. E ha la magia di un grande finale, con una sensazione di grande chiarezza, pur senza una vera e propria conclusione". Di formazione filosofica, Ferris ha il merito di mettere il lettore di fronte a dilemmi morali, nel caso di Non conosco il tuo nome, per esempio quello della tenuta di un matrimonio in condizioni difficili, oppure quello del confronto con una malattia - perché quella di Tim lo è indubbiamente – che però non viene identificata in nessun modo, e resta un inquietante rumore di fondo sotto la narrazione e sotto la vita dei personaggi di Joshua Ferris.


"Il matrimonio - ci ha spiegato lo scrittore - è una relazione difficile, l'istituto è quasi sempre in crisi, è una cosa veramente complessa. Mi ha interessato molto come tema per il romanzo, perché contiene tutte le complicazioni più una: lo stare insieme di due persone che, comunque, restano per sempre distinte". Per quanto riguarda la camminata irrefrenabile di Tim, che ovviamente non può non coinvolgere anche la moglie Jane e la figlia adolescente Becka, Ferris ha spiegato che "è ovviamente una metafora della malattia, ma non essendo poi davvero tale costringe il romanzo a confrontarsi con la necessità di raccontare realisticamente le difficoltà della famiglia e al tempo stesso trattare anche di una sindrome che è solamente fantastica". Lungo questo confine si prova la forza del libro.

VIDEO: Lo stato del romanzo secondo Ferris

Il critico Lev Grossman, sempre sul Time, ha elogiato Ferris ma al tempo stesso ha auspicato che il prossimo romanzo - al quale lo scrittore ci ha confermato che sta già lavorando – metta insieme il registro più comico del primo libro e quello più tragico del secondo. "Con un po' di fortuna - ha commentato sorridendo Ferris - ce la farò".